Il futuro delle leguminose nell’orizzonte 2023-2027 La novità degli eco-schemi apre nuovi scenari (positivi) per queste colture, già ora considerate interessanti da molti produttori La nuova Pac 2023-2027 si pone nuovi obiettivi e si prepara ad affrontare nuove sfide riguardanti la transizione ecologica, in coerenza con la strategia del “Green Deal Europeo”. Questione di strategia La visione del “percorso verde” europeo è la neutralità climatica dell’agricoltura, cioè azzerare entro il 2050 le emissioni di gas a effetto serra. La strategia green dell’Ue interessa anche il settore agroalimentare europeo, con una particolare attenzione alla sostenibilità “dal produttore al consumatore” e alla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, senza dimenticare la protezione dei terreni, dell’acqua, dell’aria, della salute delle piante e il benessere animale.Le strategie agroalimentari per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica sono la “Farm to Fork” e “Biodiversità”, che mirano entro il 2030 alla riduzione del 50% dell’uso degli agrofarmaci, del 20% i fertilizzanti, del 50% degli antibiotici utilizzati negli allevamenti e destinare almeno il 25% dei terreni ad agricoltura biologica. I vantaggi ambientali delle leguminose In linea con la nuova Pac, è necessario capire come attuare nel miglior modo possibile le strategie a tutela dell’ambiente. In questo contesto, le colture leguminose, o meglio le colture fornitrici di proteine vegetali, risultano essere un’ottima soluzione per il raggiungimento delle suddette strategie europee. Tra le colture produttrici di proteine vegetali rientrano le piante proteiche (pisello proteico, fave e favette, lupino dolce, ecc.), le proteoleaginose (girasole, soia, colza) e le leguminose foraggere (erba medica, trifoglio, ecc.). I principali vantaggi apportati dalla coltivazione di leguminose sono la possibilità di migliorare la rotazione tra colture depauperanti e colture da rinnovo, interrompendo la monosuccessione di cereali. La produzione di leguminose in Europa serve anche a contrastare il cambiamento climatico. Le colture proteiche, infatti, possono contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso l’assimilazione e la fissazione di azoto nel terreno (pari fino a 100 kg di azoto per ettaro al mese), riducono di conseguenza anche l’uso di fertilizzanti azotati di sintesi, il cui potenziale di riscaldamento tramite protossido d’azoto è 310 volte superiore al biossido di carbonio. Anche la fertilità del suolo viene incrementata. Una maggiore percentuale di colture leguminose nella rotazione colturale, infatti, contribuisce ad uno stoccaggio più equilibrato degli elementi nutritivi, ad una maggiore resistenza alle malattie, una migliore struttura dei suoli (compreso l’aumento dell’efficienza energetica per il trattamento dei suoli), ad un ridotto utilizzo di erbicidi e a una maggiore biodiversità favorevole all’impollinazione. Inoltre, l’impiego dei concimi azotati viene ridotto, in quanto le leguminose nell’avvicendamento agricolo riducono sostanzialmente la necessità di utilizzare fertilizzanti azotati di sintesi, diminuendo i costi complessivi di produzione per gli agricoltori. Migliora anche la biodiversità agricola attraverso l’uso esteso di leguminose adatte alle condizioni climatiche europee (come fagioli, soia, piselli, lenticchie, lupino, ceci, erba medica, trifoglio, facelia, ginestrino e lupinella), così da stabilizzare e aumentare le diversità all’interno del sistema produttivo. Anche per quanto riguarda la sicurezza alimentare si osservano dei vantaggi, attraverso un migliore equilibrio fra produzione di proteine di origine vegetale e animale, in quanto la produzione di proteine vegetali è più vantaggiosa rispetto alle proteine animali per quanto riguarda l’energia, l’acqua e gli apporti esterni. I benefici ambientali ed economici derivanti dalla coltivazione delle leguminose hanno indotto l’Unione Europea a promuovere queste colture, inserendole all’interno del sostegno accoppiato e in uno dei nuovi strumenti della Pac: gli “eco-schemi”. Per quanto riguarda il primo strumento, secondo la proposta della Commissione europea, gli Stati membri possono concedere un sostegno accoppiato, a settori o a tipologie di agricoltura che rivestono particolare importanza per ragioni economiche, sociali o ambientali e che si trovano in difficoltà. Uno dei settori ai quali è concesso il sostegno accoppiato è proprio quello delle leguminose, con un plafond mirato, ad incremento di quello degli altri settori. Infatti, la nuova Pac 2023-2027 prevede che ogni Stato membro può assegnare al sostegno accoppiato fino al 13% del proprio massimale dei pagamenti diretti con la possibilità di incrementare questa percentuale del 2%, purché la percentuale eccedente il 13% sia destinata alla produzione delle colture proteiche. tab. 1 Le proteine vegetali nella Pac 2023-2027 Sostegni Descrizione Pagamento accoppiato Ogni Stato membro può assegnare al sostegno accoppiato fino al 13% del proprio massimale dei pagamenti diretti. Questa percentuale può essere aumentata del 2%, purché la percentuale eccedente il 13% sia destinata alla produzione delle colture proteiche. L’Italia può introdurre un sostegno accoppiato alle colture destinate alle proteine vegetali: soia, girasole, colza, leguminose da granella (pisello, fava, favino, favetta, lupino, fagiolo, cece, lenticchia, vecce), leguminose foraggere, erbai di leguminose. Questa tipologia di pagamento è già presente nella Pac 2015-2022. Eco-schemi Nella lista dei 41 ecoschemi, proposti dalla Commissione europea c’è la “Rotazione delle colture con inserimento di leguminose”. L’Italia può concedere un pagamento annuale alle aziende che inseriscono le leguminose nell’ordinamento colturale. Le leguminose negli eco-schemi La novità assoluta della Pac 2023-2027 è l’obbligo per ogni Stato membro di dotarsi di schemi volontari per il clima e l’ambiente, anche detti “eco-schemi”. Ed è proprio in questo strumento che le leguminose suscitano un certo interesse. I regimi per il clima e l’ambiente consistono in un pagamento erogato annualmente per ettaro agli agricoltori che s’impegnano volontariamente a osservare determinate pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Un recente documento del gennaio 2021 (List of potential agricultural practices that eco-schemes could support), la Commissione propone un elenco di 41 pratiche agricole per gli eco-schemi, da cui attingere per le scelte nazionali. Tra le numerose pratiche agricole elencate in questo documento, c’è anche l’introduzione nella rotazione delle colture di leguminose per aumentare i livelli di fertilità del suolo e di carbonio organico. I vantaggi ambientali apportanti dall’inserimento nella rotazione colturale delle leguminose, sono molteplici: miglioramento della struttura e della fertilità del terreno (grazie alla caratteristica di colture azotofissatrici), riduzione dell’impiego di fertilizzanti di sintesi e agrofarmaci, minimizzazione del rischio di abbandono e/o depauperamento del terreno a causa della monosuccessione dei cereali e la conseguente perdita di sostanza organica. Considerato che dalla sostanza organica